JULIUS EVOLA

“Per quanto ai moderni riesca difficile concepirla, bisogna partire dall’Idea che l’uomo tradizionale sapeva della realtà di un ordine dell’essere molto più vasto di quello a cui oggi corrisponde di massima la parola reale. Oggi, come realtà, in fondo, non si concepisce nulla più che vada oltre il mondo dei corpi nello spazio e nel tempo. Certo v’è chi ancora ammette qualcosa oltre il sensibile: ma in quanto è sempre al titolo di una ipotesi o di una legge scientifica, di una idea speculativa o di un dogma religioso che egli va ad ammettere questo qualcosa, in effetti non si va oltre la detta limitazione: praticamente, cioè come esperienza diretta, quale pur sia il suo divario delle credenze “materialistiche” e “spiritualistiche”, l’uomo moderno si forma la sua immagine della realtà solo in funzione del mondo dei corpi. Il vero materialismo da accusare nei moderni è questo: gli altri loro materialismi, in senso di opinioni filosofiche o scientifiche, sono fenomeni secondari”.

J. Evola. Rivolta contro il mondo moderno. Cap I

In data odierna ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Julius Evola. A distanza di un anno dal cinquantesimo anniversario della dipartita di Adriano Romualdi, allievo di Evola, che seppe declinare in una visione politica rivoluzionaria gli insegnamenti del suo maestro, e dal decennale del sacrificio di Dominique Venner, oggi siamo chiamati a commemorare il simbolo della lotta al mondo moderno, colui che per primo comprese appieno che la causa profonda della decadenza della civiltà europea e del mondo della Tradizione fosse il materialismo, in grado di generare tutte le ideologie sovversive più note, da quella liberale a quella marxista. Travagliata ed energica fu la vita di Julius Evola, composta da varie e molteplici fasi che tra loro sembrano contraddittorie, ma che, in verità, simboleggiano un unico grande intento, il rifiuto di quanto lo circondava e la lotta incessante contro ogni forma volgare di degenerazione. Non fu fcista, se per fascista intendiamo colui che decideva di prendere la tessera di partito, ma fu colui che vide, a ragione, nel Fcismo il solo movimento che portava in sé una visione tradizionale e spirituale della vita, e in nome di ciò, si adoperò per dare all’idea fcista una forma vicina alle idee tradizionali, differentemente da altri grandi tradizionalisti che mai scelsero di contemplare la via dell’azione e della politica. Tra i propagatori dell’universalismo fittizio e omologante e i sostenitori del raismo e del determinismo biologico, egli ridiede vita all’idea tripartita dell’anima, composta da nous, anima e corpo, tipicamente indoeuropea, concentrando le proprie energie nella formazione di una nuova raza romana dello spirito, a cui l’anima e la biologia, se pur fondamentali, erano subordinate. Proprio la stesura dell’opera Sintesi di Dottrina della raza generò in Msolini una forte ammirazione per Evola, le cui idee erano già state colte da un altro grande giornalista di epoca f*cista, Massimo Scaligero. Molto altro si potrebbe dire su Evola, come tutti i grandi uomini ha lasciato a noi tutti un’eredità sconfinata, più duratura e resistente del bronzo, più bella dell’oro. Ogni uomo coltiva in sé l’ambizione del “Non omnis moriar”, ma soltanto pochi avranno il privilegio di poter attuare questo desiderio, soltanto coloro che in etica e azione saranno in grado di avvicinarsi al divino, superando i limiti umani. Certamente di Evola possiamo affermare senza ombra di dubbio che in tale impresa sia riuscito, dando anche ad altri fulgidi esempi della nostra Idea la capacità di giungere ad eguali traguardi.
Noi umili militanti siamo chiamati a portare avanti il suo testimone e a riformare una generazione di giovani in grado di cavalcare la Tigre e di porre le basi affinché tutto ciò che attanaglia l’Europa venga distrutto e risorga l’alba di una nuova Europa, che, rifacendosi ai suoi antichi ed eterni principi, torni ad essere il faro del mondo e la forgiatrice del cosmos
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FERDINANDO VIOLA

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